Si tratta di un tema iconografico molto caro agli agostiniani e più volte dipinto dal Ramazzani, in cui la cintola (cioè la cinta di cuoio con cui gli appartenenti a tale ordine si stringono l’abito in vita) rappresenta il legame fra cielo e terra, divino e umano.
Ercole Ramazzani, pittore arceviese noto per essere stato un apprendista-garzone di Lorenzo Lotto, visse e lavorò in un periodo molto complesso e articolato da un punto di vista artistico, contraddistinto dall’incontro tra tendenze manieristiche, spirito controriformistico e fioritura barocca. Dopo essere stato a lungo ignorato o valutato erroneamente dalla critica, fu riscoperto grazie al Libro di spese diverse del Lotto, che fornisce numerose informazioni anche sui rapporti di lavoro del grande artista veneto. Ercole Ramazzani entrò nella bottega del pittore veneziano nel 1550, andò a vivere con lui ad Ancona e due anni dopo lo seguì a Loreto. Poco più tardi fra maestro e allievo si verificò una frattura definitiva, le cui ragioni non sono note, che spinse però il Lotto a non voler prendere più con sé garzoni. Non è chiaro il ruolo svolto dal Ramazzani all’interno della bottega, dato che il Lotto non accenna mai a una collaborazione artistica tra i due. Probabilmente il pittore arceviese voleva dedicare più tempo ad apprendere l’arte della pittura e per questo prese la decisione di lasciare l’anziano maestro. Formatosi a contatto con il Lotto e influenzato da Federico Zuccari e da alcuni esponenti del secondo manierismo romano attivi sia a Roma sia nelle Marche10, il Ramazzani riuscì a sviluppare una sua ben definita personalità artistica.
Considerato uno dei rappresentanti più significativi del manierismo marchigiano, aderì in un modo personale alla cultura figurativa manierista, visibile nei colori usati, che appaiono contrastanti e accesi, nelle figure allungate, nelle pose contorte e nelle composizioni affollate. Il pittore arceviese non ignorò inoltre il clima culturale controriformistico di quel periodo e diventò un valido interprete delle istanze di rinnovamento volute dalla Chiesa, raffigurando soggetti e sentimenti “onesti e devoti” in linea con i dettami stabiliti dal Concilio di Trento. In un ambiente artistico in cui già erano presenti pittori di prim’ordine come il Barocci, il Ridolfi e Andrea Lilli, Ramazzani riuscì comunque ad affermarsi grazie a una pittura capace di rivolgersi non solo a un pubblico colto, ma anche ai poveri e agli ignoranti, realizzando una sintesi tra arte intellettuale e arte popolare, in linea con le esigenze della committenza, secondo cui le opere artistiche dovevano essere strumenti di diffusione della fede cristiana.
La tela raffigurante la Madonna della cintola, della quale non si conosce la provenienza originaria, prima di essere esposta all’interno del museo era conservata nell’episcopio. Si tratta di un tema iconografico molto caro agli agostiniani e più volte dipinto dal Ramazzani, in cui la cintola (cioè la cinta di cuoio con cui gli appartenenti a tale ordine si stringono l’abito in vita) rappresenta il legame fra cielo e terra, divino e umano. Tale soggetto figurativo fa riferimento a un episodio miracoloso che aveva come protagonista santa Monica, la quale chiese alla Vergine di mostrarle l’abbigliamento da lei indossato durante la vedovanza e dopo l’ascensione di Cristo. Maria le apparve allora vestita con un abito scuro, molto semplice, stretto in vita da una lunga cintura; dopo averla slacciata, la porse a santa Monica raccomandandole di indossarla sempre e di insegnare a fare altrettanto a tutti coloro i quali volevano la sua protezione.
Nel dipinto Ramazzani raffigura in alto la Madonna con il Bambino incoronata da due angeli, che reggono delle cinture. Anche la Vergine, seduta su un cumulo di nuvole, tiene nelle mani una cinta e la porge a santa Monica, affiancata da santa Chiara da Montefalco; Gesù Bambino la dona invece a sant’Agostino, alle cui spalle compare la figura di san Nicola da Tolentino. Nella parte bassa a destra, vicino al pastorale, vi è un libro aperto nelle cui pagine dorate si possono leggere la firma dell’autore (Ercules Ramazzanus – Roc, abbreviazione di Rocchensis, Ercole Ramazzani della Rocca Contrada, l’antico nome di Arcevia) e l’anno di realizzazione (MDLXXXIX): l’artista aveva infatti l’abitudine di datare e firmare quasi tutte le sue opere.
La Madonna della cintola può essere considerata una produzione tarda del Ramazzani sia per la notevole abilità nella resa dei personaggi sia per l’ordinato senso spaziale. Il cromatismo acceso diventa più delicato nei volti, caratterizzati da una certa eleganza formale ravvisabile soprattutto in quello della Madonna, che qui non indossa l’abito scuro del racconto tradizionale, ma una veste rosa e azzurra.
Museo dei Bronzi Dorati della Città di Pergola
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